Addestramento - Allevamento di Sant'Ignazio

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Addestramento

Addestramento
Alcuni accenni sull'addestramento

TERRA

Abituare il cucciolo ad accorrere al richiamo per avviarlo all'obbedienza, base indispensabile per riuscire neIl 'addestramento. I primi cani cacciarono con indipendenza e selvaggia irruenza per procurarsi il cibo nella lotta giornaliera per la vita. I cani dei giorni nostri cacciano, per istinto atavico, con eguale indipendenza per cui, portati in campagna senza alcuna istruzione, si abbandonano a una cerca disordinata, insensibili ad ogni richiamo tornando solo se vinti dalla stanchezza. Questo toglie al cacciatore il piacere della caccia e la possibilità di fare carniere, cosa probabile solo con un ausiliare corretto, che collabora con perfetta intesa perché si sente dominato dalla volontà del conduttore, senza possibilità di evasione, per cui ne esegue i comandi con prontezza e comprensione. Per ottenere tale sottomissione è necessario, fin dai primi mesi, insegnare il «terra» che serve a frenare e fermare di colpo il soggetto in qualsiasi azione di caccia, anche la più eccitante. Ad esempio quando il cane, insensibile ai richiami, rincorre i volatili al frullo o la lepre allo schizzo andando lontano. Queste gravi scorrettezze che compromettono l'esito della caccia, sono considerate nelle gare classiche e di caccia pratica imperdonabili errori che comportano l'eliminazione immediata del concorrente. Pertanto, sia in caccia che nelle prove sul terreno, il «terra» è indispensabile per frenare e fermare il soggetto ottenendo l'obbedienza assoluta, onde averlo in pugno a qualsiasi distanza ed in qualsiasi situazione, inchiodandolo, con un secco comando, a terra ove rimarrà per il tempo che a voi piacerà, pronto a scattare al vostro ordine. Per insegnarlo vi sono diversi metodi, quello che a me è risultato più facile e spiccio è il seguente: quando il cucciolo ha fame, prendere una leccornia tenendola nel pugno chiuso, facendogliela annusare e appoggiando quindi il pugno a terra. Il cane cercherà di forzare col muso la mano per prendere il cibo e abbasserà la testa raso terra. Con l'altra mano spingerlo allora sul dorso ordinando «terra» «terra» fino a che lo avrà eseguito accovacciandosi aprire allora la mano e concedergli il premio. Dopo poche lezioni, al comando, eseguirà il «terra» spontaneamente per avere la ricompensa. Tale esercizio va eseguito alcune volte nella giornata, ma non consecutivamente, affinché non diventi una coercizione che annoia e avvilisce l'allievo. In seguito ordinare il «terra» mettendogli, se non obbedisce prontamente, una mano sul dorso e ponendogli la leccornia a un palmo dal muso. Se tenterà di afferrarla subito si costringerà al «terra» ordinandolo ripetutamente e trattenendolo, poi si darà il via e si lascerà libero di impossessarsene. Progressivamente porre il cibo sempre più lontano, ordinare il «terra» poi il «via», se partirà prima del comando riportarlo nella posizione di partenza e obbligarlo a eseguire l'ordine. In breve comprenderà che non può sottrarsi al volere dell'istruttore e lo seguirà prontamente e spontaneamente. Non tralasciare mai l'occasione di farglielo eseguire, saltuariamente e spesso mentre cammina in casa, in cortile, in campagna, sempre davanti alla zuppa e gradatamente più lontano. Quando si sarà perfettamente abituato non occorrerà più il premio ed allora abbinare al comando «terra» un trillo prolungato di fischietto alzando la mano bene in alto quale ordine di arresto; successivamente, quando si vuoi lanciare il cane, si darà il comando «via» e tre brevi trilli di fischietto allungando la mano per indicare la direzione voluta e correndo per breve tratto in tale senso. Il fischietto servirà cosi per ordinare a distanza il «terra» e il «via» facendo il segno con la mano, quando la voce non arriva, così il cane comprenderà egualmente tali comandi. Con questo esercizio, ripetuto alcune volte al giorno, si otterrà un «terra» immediato a qualsiasi distanza che l'allievo eseguirà con automatica precisione al comando, anche semplicemente alzando la mano. Sarà così completamente ai vostri ordini.

DIETRO

Quando in caccia si rende necessario avvicinare allo scoperto un selvatico su un albero o sul pulito, che potrebbe fuggire alla vista del cane in cerca, necessita, per portarsi a tiro, farsi notare il meno possibile e tenere l'ausiliare alle calcagna. Per insegnare al cane a rimanere dietro ci si munisce di una bacchetta con un ciuffo di foglie all'estremità, lo si pone al guinzaglio e si passeggia. Quando il cucciolone tende come al solito a tirare e andare avanti, si pronuncia ripetutamente il comando «dietro», lo si tira per il guinzaglio tenuto corto e gli si batte leggermente, ma spesso, sul muso il ciuffo di foglie della bacchetta, in modo da costringerlo a rimanere alle calcagna. L'insegnamento sarà molto facilitato se, specialmente nelle prime volte, sarà effettuato in un corridoio piuttosto stretto, camminando vicino alla parete in modo che il cane, sempre al guinzaglio, sia costretto a stare posteriormente, mentre si pronuncerà ripetutamente il comando «dietro». In cortile l'esercizio sarà ripetutamente e periodicamente fatto eseguire passeggiando rasente a un muro, siepe o rete metallica di recinzione, così in poco tempo il cane si abituerà al solo comando a passare immediatamente in posizione retrostante al padrone e a rimanervi fino al comando «via».

RIPORTO

Il cane, per istinto, scova e insegue la selvaggina per afferrarla, ucciderla e mangiarla. L'uomo ha modificato tale azione a suo favore insegnandogli invece a portargliela. Il riporto è un servizio che si richiede al cane da ferma in caccia per il recupero della selvaggina uccisa, ma specialmente di quella ferita o caduta oltre un canale, una siepe, in acqua o nel bosco impenetrabile, cioè in luoghi in cui sarebbe irrecuperabile da parte del cacciatore. Un cane che riporta, in modo perfetto, dà grandi soddisfazioni ed è veramente bello vederlo avvicinarsi trionfante con la selvaggina in bocca che depone nella vostra mano. Quasi tutti hanno il riporto istintivo che si riscontra già nel secondo mese di età quando il cucciolo, trovato un pezzo di carta o uno straccetto, lo prende fra le labbra e gira con esso per gioco rincorso dai fratelli che cercano di strapparglielo per invidia. Tale riporto naturale si consolida e perfeziona come segue: fare un fagotto cilindrico, più grosso di un pugno, con una pelle di coniglio disseccata o, in mancanza, di ritagli di tela (non di lana o di stoffe ruvide non gradite in bocca) e fatto eseguire il «terra» al cucciolo, gettarlo lontano qualche metro. Il cane dimostrerà la sua impazienza e potrà anche partire subito, ma voi lo riporterete al suo posto costringendolo al «terra», poi gli darete il «via». Esso si lancerà festosamente sulla palla e nel momento in cui l'abboccherà, voi ordinerete ripetuta mente «porta», «porta» sempre però retrocedendo, mai avanzando verso il cane, per indurlo a venire da voi. Questo è molto importante perché il cucciolo per le prime volte, abitualmente, corre all'impazzata con la palla in bocca per giocare e se voi gli andate incontro per farvela consegnare, egli si allontanerà, mentre se invece voi retrocedete, essendo abituato ad accorrere prontamente al vostro richiamo, sarà indotto a venire subito da voi. Quando vi sarà vicino mettetegli una mano sotto la gola, perché non abbandoni la palla subito, fatelo sedere sul posteriore premendogli con l'altra mano la groppa; accarezzarlo, poi togliergli la palla ordinando «dà», «dà», quindi festeggiarlo.

RIPORTO FORZATO

Sovente accade che il cucciolone non riporta o abbandona la palla mentre invece riporta ottimamente la selvaggina; in pochi casi non riporta affatto ed allora occorre insegnargli il «riporto forzato» che consiste nel far sedere sul posteriore il cucciolone, aprirgli la bocca ponendogli il fagotto fra i denti e facendoglielo trattenere il più possibile, ma naturalmente il cane si rifiuterà e lo lascerà cadere per cui necessita ripetere l'esercizio molte volte consecutivamente per molti giorni e con grande pazienza. I primi progressi consisteranno nel vedere il cucciolone tenere un attimo la palla fra i denti e poi sempre di più. Verrà il momento in cui la tratterrà a piacere dell'addestratore. A tale punto gli si porrà il guinzaglio per farsi seguire con la palla in bocca, se la lascerà cadere rimettergliela sgridandolo e ripetere tale esercizio fino a che la tratterrà a vostra volontà seguendovi alle calcagna. Infine sarà gettata a brevissima distanza, il cane andrà a prenderla e, per effetto dei due precedenti insegnamenti (trattenere la palla e seguire con la stessa in bocca) al comando «porta» eseguirà ritornando e si siederà trattenendo la palla fino all'ordine di consegnarla. Vi assicuro che il «riporto forzato» trattandosi di un riporto fissato per coercizione ed eseguito quindi poi per abitudine, verrà effettuato senza indugio, costantemente, senza incertezze o rifiuti e in qualsiasi circostanza. Sarà insomma un riporto perfetto.

RICERCA E FERMA

Come già dissi l'addestramento su selvaggina si inizia fra gli otto e i dieci mesi di età, anche prima o dopo secondo lo sviluppo, l'intelligenza, l'istinto, la precocità o la tardità dimostrati dal soggetto. A tale età il cucciolone avrà già bene imparato gli esercizi di «terra», «dietro» e «riporto» precedentemente insegnati, che eseguirà perfettamente a comando durante le frequenti passeggiate in campagna a scopo di addestramento in cui si insisterà nel farglieli spesso ripetere. Il cucciolone, per istinto e passione, si impegnerà a fondo nella cerca scorrazzando libero nei prati, ma sempre sotto il controllo dell'addestratore che non mancherà di tanto in tanto di chiamarlo, accarezzarlo e premiarlo per ricordargli l'obbedienza. Questo sarà il momento opportuno per pori o a contatto con la selvaggina e procuragli la grande prima emozione che lo «arresta» repentinamente all'avviso, dato dall'olfatto, che il selvatico: è vicino, per cui rimane in «ferma». La ferma fu definita «il prolungamento artificiale della pausa istintiva fatta dal carnivoro che sente la preda vicina. Pausa che ha per scopo la ricerca di uno stratagemma per afferrare il selvatico». Essa dà la possibilità al cacciatore di avvicinarsi al cane e quindi al selvatico, farlo alzare e sparargli. Il fagiano non si addice molto all'addestramento del cane perché, essendo pesante e quindi restio al volo, cerca scampo perdonando velocemente nel bosco o nei granturcheti seguito dal cane che, lontano dalla vista e dal controllo del cacciatore, si abbandona al proprio istinto, lo investe e lo mette in volo rompendo in seguito la ferma. L'ideale per addestrare il cane è la starna perché lascia una forte emanazione, è scaltra, buona pedinatrice e volatrice per cui il cane non può raggiungerla ed abboccarla. Il periodo migliore per l'addestramento è febbraio marzo quando sono in amore e accoppiate per cui reggono bene la ferma. Successivamente sono abbordabili in luglio e agosto quando tutta la covata è al completo e forma il branco, detto anche brigata. Pertanto fortunati coloro che abitano in luoghi ove la starna è abituale o possono frequentare una buona riserva perché saranno molto facilitati nell'addestramento del loro ausiliare. Purtroppo la grande massa dei cacciatori non ha tale possibilità ed allora bisogna effettuare la prima scuola su quaglie «gabbiarole», cioè quelle selvatiche catturate in primavera sulle spiagge per uso cinofilo. Si incomincia con un esercizio preliminare molto utile per sviluppare nel cucciolone l'istinto della ferma. Si lega una quaglia per una gamba con uno spago lungo circa due metri applicato ad un anellino di cuoio, poi l'aiutante la porrà a terra al pulito trattenendola. L'addestratore porterà il cane al guinzaglio a breve distanza e quando il cucciolone vedrà la quaglia camminare e svolazzare tenterà di lanciarsi su di essa per afferrarla. Sarà allora trattenuto energicamente, accarezzato e calmato senza sgridarlo. In breve esso rimarrà immobile fermando «a vista» la quaglia che seguirà con lo sguardo in ogni suo movimento. Ciò servirà a iniziare il cane, a scaltrirlo e farà risparmiare molte quaglie, poiché il soggetto che ferma «a vista» quasi sicuramente fermerà solidamente a olfatto nei primi incontri. Dopo di ciò si inizierà l'addestramento che dovrà essere effettuato al cucciolone nei primi tempi da solo, escluso il concorso di altri cani che lo distrarrebbero. Si procede così: si va in campagna con un aiutante che rechi in un cestino tre quattro quaglie «ottime volatrici» che preventivamente sono state esaminate per accertare che abbiano le ali sane e volino bene. Faccio rilevare che ciò ha la massima importanza, perché quando la quaglia sarà fatta frullare dovrà fare un volo normale, cioè molto lungo, poiché nei primi incontri sarà certamente rincorsa a fondo dal cucciolone. Guai - dico guai - se il cane nelle prime volte abbocca al salto una quaglia di salata o che voli solo per brevissimo tratto, ciò varrebbe a indurlo successivamente a rompere la ferma e ad investire per prenderla, facendola così frullare, senza più fermarla, nell'intento di abboccarla. Pertanto attenzione! Necessitano sempre quaglie eccellenti volatrici affinché il cane, rincorrendole, non possa mai raggiungerle. E' pertanto gravissimo, imperdonabile errore voler risparmiare qualche quaglia togliendo alcune penne ad un'ala, perché voli poco e sia possibile recuperarla, oppure legarla per riprenderla. Ciò varrà solo a rovinare il cane per cui non mi stanco di ripetere che le quaglie adoperate devono essere ottime volatrici e poste in assoluta libertà. Scelto il campo di addestramento con erba bene distribuita e alta non più di un palmo, lo si percorra in andata e ritorno facendo cercare il cane a vuoto, perché se l'aiutante andasse subito a deporre la quaglia, il cane quasi certamente seguirebbe l'unica traccia da lui lasciata nel percorso e andrebbe diretta- mente sul selvatico, invece così le tracce sono varie e si confondono. Ritornati all'inizio del campo, mentre l'addestratore si allontana con il cane al guinzaglio portandolo in luogo nascosto, affinché non veda, l'aiutante andrà a prendere una quaglia dal cestino tenuto sempre lontano dal cane e, dopo averla un po' intontita scuotendola alcune volte, la deporrà a metà campo circa in un luogo ove l'erba sia piuttosto fitta perché il cane non la possa vedere se pedina, pone per segno un rametto vicino al posto dove l 'ha collocata e fa ritorno di corsa. L'addestratore allora entra nel campo con il suo allievo in modo 'da avere il vento «in faccia» e proveniente dalla direzione della quaglia, fa eseguire il «terra» poi dà il «via» incitando il cane a bassa voce alla cerca senza però eccitarlo. Se è necessario potrà indirizzarlo lanciando nelle vicinanze della quaglia un sassolino. L'allievo, quando sarà giunto vicino al selvatico, può comportarsi come segue: 1) - fermarla solidamente fin dalla prima volta, nel qual caso ci si avvicina senza fretta, lo si accarezza standogli al fianco facendolo «guidare», cioè seguire passo a passo la quaglia se pedina fino a che si sarà fermata e il cane non andrà più oltre rimanendo immobile. Quindi con una bacchetta si frugherà nell'erba davanti al cane per farla frullare, lasciando che la rincorra a fondo affinché prenda passione. A ritorno sarà oggetto di carezze. Sarebbe un grave errore sgridarlo per evitargli la rincorsa alle prime ferme, dato che potrebbe intimorirsi e non fermare più. Ecco la ragione per cui ripeto per un'ennesima volta che occorrono quaglie ottime volatrici; 2) - non avvertire la quaglia, calpestarla, sfrullaria e rincorrerla, oppure rimanere sorpreso, fermo e indeciso al frullo. In quest'ultimo caso incitare il cane e rincuorarlo. Successivamente, ma non subito, ripetere l'esercizio e così in seguito fino a che, avvertita la quaglia, la porrà in ferma; 3) - puntare la quaglia poi investirla subito e farla alzare. Ciò può avvenire per soverchia eccitazione in soggetti molto nervosi e di temperamento esuberante. Accertato che non vuole fermare, gli si pone al collare una cordicella lunga circa venti metri e quando, avvertita la quaglia, sta per investirla, l'aiutante provvede a trattenerlo, mentre l'istruttore si avvicina, lo accarezza, lo calma allentando la corda gradatamente pronto a trattenerlo, immediatamente se tenta di forzare. Tale esercizio sarà ripetuto nei giorni successivi e in luoghi diversi dopo che il cane, lasciato libero, avrà fatto una bella corsa e si sarà calmato, continuando poi saltuariamente lino a che avrà consolidato la ferma. Tenere bene presente che è necessario cambiare ogni volta il campo di prova, in modo che il cane si trovi sempre in una zona nuova di cerca, evitando assolutamente di tenere il cestino delle quaglie vicino al cane durante il viaggio e impedendogli sempre di vedere l'aiutante deporre la quaglia. Se non si hanno tali precauzioni il cane capirà presto il gioco e potrà andare direttamente sulla quaglia, o procedere con cerca sospettosa, oppure disinteressarsene e rifiutare a ferma. Pertanto bisogna fare tale addestramento non in forma metodica con la stessa sequenza e nello stesso luogo, ma far cercare spesso l'allievo a vuoto, cioè senza deporre quaglie, in modo da creare, oltre che la novità dell'ambiente, la sorpresa dell'incontro imprevisto sempre gradita, perché improvvisa e quindi inaspettata. Non adoperare molte quaglie, ma una o due per lezione liberate a distanza di tempo, fine di evitare la cerca con sospetto che invece deve essere avida e concludersi con una bella ferma. Tutto ciò deve svolgersi come avviene realmente nella caccia pratica in cui le azioni sono diverse, varie le zone di caccia, più o meno frequenti gli incontri. Se non si dispone di un aiutante ottima cosa è mettersi la quaglia in tasca, deporla mentre il cane è in cerca lontano senza che se ne accorga, poi, con un ampio giro, portarlo su di essa controvento. Sarà un incontro pressoché naturale e occasionale. Se la quaglia si rimetterà in un campo vicino, dopo le prime lezioni evitare che il cane corra direttamente a cercarla, richiamarlo invece e andarla a ribattere senza fretta dopo qualche tempo con un diverso percorso come se si trattasse di un'altra. Raccomando ancora una volta di effettuare sempre l'addestramento facendo cercare il cane esclusivamente contro vento, affinché possa avvertire tutte le emanazioni, anche le più lontane, con maggior facilità. Un accorgimento per evitare che il cane abbocchi la quaglia rincorsa dopo il frullo è quello di effettuare l'addestramento in un campo abbastanza vasto, delimitato da larghi fossati con molta acqua, in modo che il cane, rincorrendo, si trovi improvvisamente di fronte a un ostacolo troppo largo che non può superare per cui o si ferma o vi salta dentro, ciò che interrompe la rincorsa impedendogli di abboccare eventualmente la quaglia in volo o di giungere immediatamente sul luogo di rimessa che l'ostacolo imprevisto gli ha impedito di individuare Ottimo anche un vasto appezzamento circondato da una folta siepe.

SPARO

Abituato il cucciolone gradatamente a tutti i rumori, come in precedenza, l'addestratore si procurerà una pistola a salve con la detonazione pari a una vera e durante le passeggiate in campagna, quando l'allievo si sarà abituato ad allontanarsi nella cerca, farà sparare un colpo dall'aiutante allorché il sarà distante, studiandone il comportamento e accarezzandolo con noncuranza se ritorna. Avrà così modo i regolarsi e procedere secondo la reazione. Prima di tutto non si dovranno sparare molti colpi consecutivamente che potrebbero impressionare il cane, ma pochi e a lunghi intervalli, non più di due o tre per uscita, tenendo sempre la pistola nascosta, affinché non si accorga chi è stato a sparare, perché potrebbe poi farsi riguardo di avvicinarlo. Questo esercizio deve essere eseguito con molta pazienza specialmente se il cane, molto sensibile, dà segno al primo sparo di timore. In tal caso si dovranno iniziare gli spari da molto lontano e procedere con calma e saltuariamente in modo che il cane possa abituarsi piano, plano. Ottima cosa, per chi ne ha la possibilità, è di recarsi con l'ausiliare nelle vicinanze del campo di tiro a volo e passeggiare con il cane al guinzaglio, rincuorandolo con carezze, se occorre, avvicinandosi poi progressivamente. Dopo questi addestramenti preliminari che porteranno il soggetto a non temere lo sparo, si procederà come segue sul selvatico. Ho già detto e ripeto che per nessuno motivo, anche se il cane non teme il colpo di fucile, si deve sparare al selvatico che frulla alle prime ferme in cui si lascerà libero il cane di rincorrere perché prenda passione. Quando l'allievo, dopo varie lezioni, sarà diventato un ottimo fermatore e mentre al frullo, fremente di passione, rincorrerà a fondo, si farà sparare dall'aiutante un colpo di pistola alla distanza di metri 15 circa. Il cane quasi certamente continuerà la rincorsa noncurante ed allora, nelle lezioni successive, il colpo sarà sparato a distanza gradatamente ravvicinata, poi la pistola sarà sostituita dal fucile con una cartuccia a mezza carica. Infine sparare e uccidere la quaglia o starna al frullo dopo fermata, così il cane in rincorsa, vedendola cadere, l'abboccherà e riporterà festosamente al comando "porta, porta" Il nostro allievo sarà così diplomato e dovrà perfezionarsi con una stagione di caccia. E' logico che i predetti consigli devono essere messi in pratica più o meno rigorosamente secondo il temperamento, la sensibilità e le reazioni del soggetto da addestrare, comunque il procedere gradatamente, senza fretta, è garanzia di sicura riuscita. Successivamente, volendo abituare il cane all'immobilità al frullo e sparo, necessita avvicinarsi con calma quando è in ferma, porgli il guinzaglio, accarezzarlo, fari o guidare, alzare il selvatico a cui l'aiutante sparerà stando dietro un po' di fianco, mentre l'addestratore al frullo con uno strappo e una frustatina ordinerà il «terra» energicamente, sciogliendo poi il cane e dando il «via» per il riporto. Tale esercizio rigorosamente ripetuto in seguito ad ogni ferma sarà automaticamente eseguito dal cane, già preventivamente addestrato al «terra» e così non rincorrerà più il selvatico al frullo, rimanendo immobile.
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